Lettera di una Collega al Presidente dott. Terzi sul protocollo e risposta del Presidente

Printer Friendly, PDF & Email

Buonasera Presidente dott. Terzi,

alla lettura delle ultime disposizioni "Nessun si muova" in cui si vieta il deposito telematico di ricorsi, memorie ecc., vorrei esprimere le mie perplessità e una riflessione.

Il divieto di deposito telematico, a pena di rifiuto dalle cancellerie, addirittura fino al 16.04.2020 risulta superiore al termine del DPCM in vigore fino al 25.03.2020 ed è terribilmente gravoso per cittadini e avvocati.
Il Tribunale è un baluardo di assoluta importanza e funzione essenziale al pari degli alimentari, delle farmacie, degli uffici postali. Il Tribunale è la costante presenza ed il significato stesso della nazione. I miei clienti inorridiscono quando affermo che è tutto chiuso, ed allora correggo la frase e dico che si lavora solo con prudenza.

I cittadini e noi avvocati che li rappresentiamo, abbiamo, in questo momento di emergenza, assoluto bisogno di sapere che il Tribunale sia aperto, altrimenti se chiude è davvero finita.

Non voglio poi nemmeno pensare alla mole dei depositi dei ricorsi che avverranno il 16.04.2020: paralizzeranno le cancellerie.

Nel rispetto delle norme di sicurezza del personale di cancelleria, Le chiedo per favore di rivalutare il Suo decreto e di dare la possibilità di deposito telematico almeno dei ricorsi di lavoro, stante gli interessi garantiti e particolarmente protetti dei cittadini.

Con osservanza e ringraziando molto per l'attenzione e la pazienza.

                            *****

Egregio Avvocato
comprendo perfettamente le Sue argomentazioni.
Come spesso capita nella vita le valutazioni sono diverse rispetto agli occhiali che indossiamo.
Io la vedo così: ora la mia primaria, se non unica, responsabilità è quella interna nei confronti di personale magistrati e utenti e sono l'unico responsabile di questo. Nella situazione data questa responsabilità si eleva alla ennesima potenza perché di fatto non ho solo il mio dovere individuale di distanziamento sociale, per fare la mia parte come cittadino, ma quella ben più gravosa di dare regole che contribuiscano al perseguimento del distanziamento sociale per un insieme potenziale giornaliero che all'inizio della epidemia era stimabile fra Tribunale e GdP in non meno di 10.000 persone al giorno.
Il termine finale e la gravità dei danni che tutto ciò cagionerà nel nostro Paese e nel mondo dipenderà anche, e forse in misura addirittura maggioritaria, dai comportamenti e dalle scelte di tutti quelli che in questo momento sono nella mia posizione.
Credo che se nel mondo giustizia, a cominciare da Magistrati e Avvocati, si introitasse veramente e fino in fondo quel che sto cercando di comunicarLe non solo capirebbero e approverebbero, ma darebbero anche loro un piccolo contributo aggiuntivo spiegando ai propri clienti che di fatto si sta cercando doverosamente di tutelare anche loro. Temo, e ovviamente non me lo posso augurare, che questa comprensione arriverà progressivamente con l'espandersi delle conseguenze epidemiologiche. Delle due l'una: o andiamo al disastro e queste contrapposizioni non avranno senso o ne usciamo fuori in un tempo accettabile. In tal caso, non ho dubbi, e credo di aver dimostrato ciò in tutta la mia carriera, di riuscire a fare ripartire in modo ordinato programmato ed efficiente la macchina anche se questo in questo momento è per me un problema del tutto secondario e dovrebbe essere per i motivi sopraindicati uguale per tutti.
Se inopinatamente la avessi convinta faccia anche Lei la sua parte aggiuntiva e cerchi di spiegare ai suoi clienti quel che ho tentato di dirle. Basta cambiare gli occhiali.
Le auguro una buona serata
Massimo Terzi